Oasi

Se nella mitologia urbana tradizionale l’atto fondativo di una città avviene sradicando un albero, per poi tradurne l’essenza plastica e simbolica nell’archetipo della colonna, nella più recente stagione contemporanea il Bosco Verticale, primo prototipo di una nuova architettura della biodiversità, ha rovesciato completamente il paradigma. A partire dal caso pilota costruito a Milano, infatti, l’albero non è più rimosso e trasformato, ma al contrario accolto e incluso dal sostrato architettonico: ed è quest’ultimo piuttosto che muta a tale scopo. L’architettura si è così evoluta in un veicolo per una colonizzazione vegetale della città, riletta come luogo privilegiato di interazione tra l’uomo e la dimensione naturale, in tutte le sue forme.

“Una cucina sotto i rami. Non solo una cucina, ma un dispositivo domestico per raccogliere e raccontare tutto ciò che accade intorno ad essa. Un luogo insolito in cui vivere” Stefano Boeri

Il modulo cucina sperimentale progettato per Aran Cucine in occasione del Salone del Mobile di Milano-EuroCucina 2018 è il primo caso in cui Stefano Boeri Architetti sviluppa nell’ambito del disegno industriale la visione anticipata dal Bosco Verticale: un’occasione che permette di declinare il tema della coesistenza uomo-albero attraverso un oggetto d’arredo. Partendo dal classico schema della cucina a isola, OASI definisce un essenziale blocco tavolo da pranzo-piano cottura che integra al proprio interno le proprietà di un tradizionale luogo conviviale come la tipica cucina italiana. La cellula free-standing a impianto quadrato che ne scaturisce è così sviluppata come un articolato dispositivo tecnologico multi-funzione a supporto di tutte le fasi di trattamento dei cibi – conservazione, lavaggio, preparazione, cottura, servizio, consumo, riciclo –, secondo un processo che declina un principio cardine nella progettazione di Stefano Boeri Architetti: la circolarità. Questo “organismo-cucina” è però versatile anche in senso spaziale. Il top in corian di forte spessore è infatti articolato su un doppio livello che, grazie a un complesso lavoro di ingegnerizzazione, consente a due “ali” simmetriche di scorrere fluidamente sui lati opposti. Ne scaturisce così una duplice superficie implementata, che può essere comodamente utilizzata come tavolo da pranzo/colazione per una ideale “famiglia a geometrie variabili” da tre a nove persone. L’elemento iconico, simbolico ed estetico di forte attrazione e distinzione del progetto si staglia però al centro del corpo-cucina, dal quale fuoriesce un delicato albero di limoni, al pari di un ramo fiorito da un vaso massivo. Albero robusto e sempreverde, il limone può fiorire e portare frutti quasi in tutte le stagioni, ma soprattutto può facilmente adattarsi all’interno delle abitazioni (caratteristica comune a tutti gli agrumi: il progetto può infatti anche essere declinato ospitando per esempio un arancio, un mandarino o un cedro). Come testimoniato da innumerevoli apparizioni iconografiche – dalla pittura (Dosso Dossi, Pan e la ninfa, 1524), al cinema (Lemon Tree diretto da Eran Eraclis, 2008), passando per i cartoon (Simpson, Limone di Troia, 1995) – il limone è inoltre un albero “di frontiera”, capace di attraversare i territori e di generare forti componenti di affettività e di raccoglimento. Una caratteristica certamente amplificata dalla mitica discendenza dal “pomo d’oro” dalle Esperidi, ma ancor più dalle innumerevoli applicazioni culinarie del frutto, che ne fanno una infinita fonte di approvvigionamento culturale e gustativo. Più che un prodotto, dunque, Stefano Boeri Architetti propone un inedito luogo da abitare. La presenza dell’albero di limoni è nello stesso tempo un riferimento di tipo spaziale, mnemonico e simbolico attorno a cui può riunirsi la rete delle relazioni familiari e conviviali: rete sempre più complessa e variabile, capace di mutare secondo le molteplici traiettorie di vita di quanti vi prendono parte. L’albero, il tavolo e il piano di cottura sono percepibili come un unico oggetto catalizzatore, attorno al quale rievocare o immaginare storie, aneddoti, memorie condivise o segreti culinari. Non solo una cucina, ma un dispositivo domestico di raccolta e narrazione di tutto ciò che accade intorno. Come nel caso del top il “design vitale” del sistema si realizza anche attraverso la dinamicità delle parti, che seguono e interpretano il mutare della vita che le circonda. Grazie a un dispositivo meccanico alla base del vaso, celato all’interno del blocco, l’albero è infatti in grado di ruotare seguendo la luce solare e di godere così appieno dell’irraggiamento naturale. Nello stesso tempo, il microclima dell’oasi è completato da un sistema di irrigazione continuo e controllato che sfrutta l’impianto idrico della cucina, e da un impianto di illuminazione artificiale che integra quella naturale. Dal punto di vista plastico e figurativo, l’albero non va considerato un elemento aggiunto ma intrinseco al linguaggio progettuale. A contrasto con l’esuberanza cromatica e formale dell’emergenza verde, la base è infatti trattata come un grande corpo astratto e “minerale”. Di qui l’impianto compositivo primario, l’impostazione neutra delle finiture (la base può avere un rivestimento inox naturale o antracite, oppure legno verniciato in tonalità calce o antracite), ma anche la marcata smussatura dei quattro angoli, che addolcisce l’impatto visivo e volumetrico dell’oggetto, rendendolo meno aggressivo e contundente. Questa compresenza di materiali inerti e di forme non urlate distacca la figura della base da qualsiasi allusione al mondo biologico, stabilendo una precisa alterità rispetto all’organismo vegetale che contiene e protegge. La distanza tra queste due nature “custodisce” concettualmente l’albero in una dimensione senza tempo, accentuando la sua nuova natura di cuore della casa.

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